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Il segmento testuale Napoleone III è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 164Entità Multimediali , di cui in selezione 12 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 417

Brano: [...]intervento di Engels, si trasformò nella prima Lega dei comunisti, alla quale pochi mesi dopo avrebbe aderito anche Marx.

Negli anni che seguirono il fallimento della rivolta blanquista la classe operaia francese continuò a battersi. Nel 1848 si schierò, a fianco della borghesia progressista, contro il governo reazionario di Luigi Filippo (rivoluzione del febbraio) ; ma dopo il colpo di stato del 1851, che vide Luigi Bonaparte autoproclamarsi Napoleone III, gli operai si levarono contro questa nuova dittatura. Crisi economiche, guerre, lotte sociali e altre repressioni caratterizzarono gli anni del cosiddetto Secondo Impero (18511870), nel quale la borghesia francese, capeggiata da Napoleone Ili, tentava faticosamente di inserirsi nel più elevato contesto economico europeo dominato dalla Germania e dall’Inghilterra. La guerra francoprussiana del 1870 segnò la fine di Napoleone III.

La Comune

Oltre che una pesante dittatura per la classe operaia (12 ore di lavoro giornaliere, divieto di sciopero e divieto di qualsiasi associazione per

i lavoratori fino al 1864), il Secondo Impero esprimeva il sogno sciovinistico della borghesia francese di riconquistare i territori occupati e poi perduti nelle guerre napoleoniche, per allargare i confini della Francia almeno fino al Reno. Allarmati dal crescere della potenza militare ed economica della Prussia,

i capitalisti francesi decisero perciò di aggredirla. Senonché il conflitto si risolse con la rapida disfatta della[...]

[...]econdo Impero esprimeva il sogno sciovinistico della borghesia francese di riconquistare i territori occupati e poi perduti nelle guerre napoleoniche, per allargare i confini della Francia almeno fino al Reno. Allarmati dal crescere della potenza militare ed economica della Prussia,

i capitalisti francesi decisero perciò di aggredirla. Senonché il conflitto si risolse con la rapida disfatta della Francia a Sedan (1.9.

1870) e la cattura di Napoleone III da parte dei prussiani.

Caduto l’imperatore, i borghesi proclamarono a Parigi la repubblica (Terza Repubblica) e formarono un governo di « difesa nazionale ». La classe operaia venne anche questa volta invitata dalla borghesia a far causa comune per salvare « la patria » dagli invasori prussiani. Il proletariato parigino rispose, due mesi dopo, rovesciando il potere borghese e instaurando a Parigi la Comune (18.3.1871), il primo «governo della classe operaia » (Marx).

Il successivo rapido accordo raggiunto dai borghesi con la Prussia dimostrò come, in realtà, la borghesia francese temes[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 404

Brano: [...]vere”, al comando del colonnello Masi che aveva per aiutante l’esule viterbese Giovanni Pagliacci Sacchi liberò Orvieto, Bagnorea e Montefiascone. La guarnigione pontificia di Viterbo preferì lasciare la città che, il 20.9. 1860, fu occupata da 200 patrioti capeggiati da Vincenzo Agnesi di Sutri e Luigi Diligenti. Malgrado venisse dopo pochi giorni proclamata l’annessione della città al Regno di Vittorio Emanuele II, in seguito alle pressioni di Napoleone III Viterbo fu riconsegnata allo Stato pontificio e parecchi patrioti furono arrestati

o esiliati.

Nel 1867, ancora una volta, una colonna di volontari garibaldini al comando del generale Acerbi marciò su Viterbo e, dopo un primo tentativo fallito, riuscì a occuparla il 28 ottobre. L’Acerbi si nominò prodittatore di Giuseppe Garibaldi e, con un plebiscito, la città venne di nuovo annessa al Regno d’Italia. Ma

per la seconda volta le truppe francesi sbarcate a Civitavecchia indussero l’Acerbi e i suoi garibaldini a lasciare Viterbo, dove il 9 novembre rientrarono i soldati pontifici. I te[...]

[...] Garibaldi e, con un plebiscito, la città venne di nuovo annessa al Regno d’Italia. Ma

per la seconda volta le truppe francesi sbarcate a Civitavecchia indussero l’Acerbi e i suoi garibaldini a lasciare Viterbo, dove il 9 novembre rientrarono i soldati pontifici. I tempi tuttavia cominciavano a esser maturi: all’inizio di agosto del 1870, di fronte al profilarsi di un conflitto con la Prussia e cercando un compromesso con il governo italiano, Napoleone III decise’ di abbandonare i territori papali alla loro sorte: il 12.9.1870, una settimana prima che cadesse Roma, fra le acclamazioni del popolo e senza resistenza da parte della piccola guarnigione di zuavi pontifici, Viterbo venne definitivamente liberata e poi annessa (2 ottobre) allo Stato italiano.

Movimento socialista e lotte contadine

Con l’Unità, la Tuscia viterbese (che sotto il dominio dello Stato Pontificio costituiva una provincia a sé) divenne circondario della provincia di Roma. L’agricoltura, seppur poco progredita, era la maggiore risorsa seguita da un diffuso artigianato e[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 804

Brano: [...]teresse. Tentò così di dare l’esempio pratico di una rivoluzione pacifica condotta sulla base di un accordo tra operai e contadini e fondata sulle riforme economiche anziché sulla conquista violenta del potere. Anticipò Marx affermando « la preminenza dell’economia sulla politica », ma la sua iniziativa naturalmente non diede risultati concreti e ben presto la Banca del Popolo fallì.

Dopo il colpo di stato di Luigi Bonaparte (autoproclamatosi Napoleone III), Proudhon fu arrestato e condannato a 3 anni di carcere. Quando ne uscì, pubblicò La rivoluzione sociale dimostrata dal colpo di stato del 2 dicembre 1851 nella illusoria speranza di ottenere il consenso dell’imperatore alla causa della rivoluzione.

Nel 1858, in seguito alla pubblicazione del libro Sulla giustizia nella rivoluzione e nella chiesa, nuovo principio di filosofia pratica, venne nuovamente denunciato e condannato, ma sfuggì all’arresto rifugiandosi a Bruxelles, dove rimase fino a quando ottenne il condono da parte di Napoleone III.

Pierre J. Proudhon

Nel 1862 rimpatriò d[...]

[...]oluzione sociale dimostrata dal colpo di stato del 2 dicembre 1851 nella illusoria speranza di ottenere il consenso dell’imperatore alla causa della rivoluzione.

Nel 1858, in seguito alla pubblicazione del libro Sulla giustizia nella rivoluzione e nella chiesa, nuovo principio di filosofia pratica, venne nuovamente denunciato e condannato, ma sfuggì all’arresto rifugiandosi a Bruxelles, dove rimase fino a quando ottenne il condono da parte di Napoleone III.

Pierre J. Proudhon

Nel 1862 rimpatriò definitivamente e morì a Parigi tre anni dopo.

Studioso anarchico

Proudhon fu un grande studioso, ma non seppe collegare in modo organico le diverse correnti di pensiero alle quali attingeva e che spaziavano dalle meditazioni giovanili sulla Bibbia fino alle opere dei socialisti utopisti.

Ammiratore di Kant e di Comte, influenzato da Rousseau e da Adamo Smith, dalla conoscenza di Marx e dalla dialettica di Hegel, ne rinvigorì gli insegnamenti con posizioni critiche originali. Respinse il dogmatismo di qualsiasi genere, riconoscendo solo le[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 803

Brano: [...]ta dal quotidiano londinese Times, si scoprì che il testo non era che il rifacimento alterato di un libro già pubblicato nel 1865 in Belgio e diffuso clandestinamente .in Francia, sotto il titolo Dialogues aux Enfers entre Montesquieu et Machiavai. Ne era stato autore l’avvocato liberale francese Maurice Joly il quale aveva inteso con quel sistema mettere in guardia l’opinione pubblica contro la minaccia rappresentata dal governo dittatoriale di Napoleone III.

Nel libro di Joly, sequestrato dalla polizia e diventato poi introvabile (l’autore, arrestato, era morto suicida in carcere nel 1879), Montesquieu difende I principi dell’illuminismo liberale, mentre Machiavelli (sotto il cui nome veniva in realtà descritto Napoleone III) sostiene la necessità di un governo autoritario. Si tratta quindi di un pamphlet politico non privo di connotazioni ironiche e brillanti.

Nei « Protocolli » compilati dalla polizia russa le argomentazioni dei due personaggi vengono artatamente distorte, interpolate e attribuite agli Anziani ebrei, in modo da dimostrare che il liberalismo, la democrazia, le lotte operaie ecc. erano soltanto perfidi artifici usati dal giudaismo internazionale per arrivare rapidamente al potere. Ciò giustificava la repressione zarista. Nonostante la riconosciuta falsità dei « Protocolli » (già in Russia il M[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 293

Brano: [...]nte delle vittime ed insinuare disunioni tra i patrioti »). L’Orsini aveva seguito fiduciosamente Mazzini ritenendolo « capo della rivoluzione » e in possesso dei mezzi materiali e morali per intraprenderla. Convintosi del contrario, lo abbandonava, pur restando « pronto a seguire indistintamente quel governo (purché non papa o straniero) e quell’individuo che con efficacia e potenza di mezzi intraprenda l’opera della libertà ».

L'attentato a Napoleone III

Animato da una energica visione politica e da intenti unitari, e tuttavia ansioso di vendicare il tradimento subito dalla Repubblica Romana per volontà di Luigi Napoleone, divenuto intanto con un colpo di stato Napoleone Ili imperatore (quindi per lui doppiamente traditore), Felice Orsini non esitò a progettare — nello spirito di quei tempi — la pubblica esecuzione del nuovo monarca, odiato dai repubblicani di ogni paese. L’azione, cui presero parte altri cospiratori, fu condotta a Parigi la sera del 14.1.1858, aH’ingresso del Teatro dell’opera, ma fallì: l’imperatore rimase indenne, mentr[...]

[...]e condanna

Mantova in un

to a morte con il compagno di lotta Giuseppe Andrea Pieri (altro valoroso patriota, membro della sezione operaia della « Giovine Italia »), Orsini affrontò il processo e la ghigliottina con straordinaria fermezza morale, degna della sua vita.

Fin dai giorni dell’esecuzione, non mancarono i tentativi di offuscare la personalità dell’Orsini, anche speculando su alcune lettere che dal carcere egli avrebbe scritto a Napoleone III per spiegare politicamente il suo gesto. Trascurata dalla storiografia ufficiale o misconosciuta dagli agiografi di Napoleone 111, in realtà la figura di Felice Orsini è da considerare tra le più nobili e significative del nostro Risorgimento, per il suo netto superamento della Carboneria e poi del mazzinianesimo, e per la chiara visione politica che lo sostenne nel particolare momento storico in cui venne a trovarsi. L’immagine di barricadero isolato e avventurista, o quanto meno ingenuo, è nel suo caso da respingere. I democratici e i dirigenti operai del suo tempo ebbero per lui grande con[...]



da [Aida / Giuseppe Verdi], p. 2Copertina (Disco vinile

Brano: [...] e di firlo camminare e di fario cantare, ciò diventa imbarazzante a bisogna temere... di far ridere."

Inoltre la regole religiose dell'antico Egitto imponevano visi rasali, anche l'estetica della statuaria a della pittura si uniformavano a questo criterio di severità e insieme di eleganza Ma come era possibile chiedere ai signori cantanti di tagliar» l’onore del mento e del labbro? E d'altronde come ammettere che portassero una barbetta alla Napoleone III? 0 problema diventò par Mariette abbastanza ossessivo, tanto da rubargli molte ore di sonno.

“Ho bisogno di parlarvi molto seriamente della faccenda dei mustacchi e della barba dai vostri artisti”, scriveva sempre a Draneht. “In Francia, dove si bada molto ai colore locale... in ogni contratto c’é una clausola che obbliga gli artisti a tagliarsi la barba quando sia richiesto. Ma io temo che non sia lo stesso con i vostri artisti italiani, perché so par esperienza che in Italia non ci si preoccupa d’una gran esattezza nel costume... Ve 1 immaginate fl re d'Egitto con Ì mustacchi all Insù e [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 519

Brano: [...]o la Danimarca, il primo ministro prussiano Bismarck proclamò l’annessione dello SchleswigHolstein, iniziando così quel processo di unificazione della Germania che avrebbe consentito un rapido e imponente sviluppo economico di tutto il paese. Per raggiungere tale fine, il rappresentante degli Junker prussiani non esitò a ricorrere alla guerra, attuando la sua cosiddetta Realpolitik (politica realistica). Egli potè inoltre sfruttare l’appoggio di Napoleone III e, in cambio dell’impegno di soffocare nel sangue l’insurrezione polacca, anche quello dello zar di Russia. Nel 1866, scavalcando il Parlamento prussiano, Bismarck portò il suo attacco contro l’Austria, guadagnandosi l’Hannover, l'Assia, Nassau e la città di Francoforte. Dopo la vittoria sugli austriaci, la Prussia potè annettersi i territori a nord del Meno, fondando così la Confederazione del Nord, sotto la sovranità di Guglielmo I di Prussia e con Bismarck cancelliere federale (1867). Intanto, morto Lassalle, a dirigere l’Associazione degli operai era subentrato Johann Baptist e von Schwei[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 142

Brano: [...]no di centrosinistra presieduto da Urbano Rattazzi (3.38. 12.1862).

29.8: ad Aspromonte, l’esercito regio ferma le truppe garibaldine in marcia per liberare Roma. Rattazzi è costretto a dimettersi.

8.12: governo di Carlo Farini (8.12. 186224.3.1863).

1863

24.3: governo di Marco Minghetti (24.3.186328.9.1864).

1864

15.9: «Convenzione di settembre», con la quale il governo italiano si impegna a non attaccare lo Stato pontificio e Napoleone III ritira le guarnigioni francesi da Roma.

La capitale d’Italia viene spostata a Firenze. La decisione provoca a Torino violenti moti popolari che obbligano Minghetti a dimettersi. 28.9: governo del generale Alfonso Lamarmora (28.9.186431.12.1865). dicembre: Pio IX proclama il « Sillabo », dura condanna delle posizioni laiche e liberali.

1865

31.12: secondo governo Lamarmora (31.12.186520.6.1866).

1866

8.4: alleanza militare tra l’Italia e la Prussia contro l’Austria.

19.6: inizio della « terza guerra d’indipendenza ». La presidenza del Consiglio dei ministri passa a Bettino Ri[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 143

Brano: Italia

macinato. Contro di essa scoppiano nelle campagne, soprattutto in Emilia, moti popolari.

1869

31.1: sorge a Napoli una sezione delTInternazionale.

13.5: terzo governo Menabrea (13.

514.12.1869).

14.12: governo di Giovanni Lanza (14.12.186910.7.1873), della Destra.

1870

20.9: caduto Napoleone III, maggiore sostegno dello Stato pontificio, l’esercito italiano entra in Roma.

1871

13.5: viene approvata la « legge delle guarentigie » che sancisce il principio della separazione tra Stato e Chiesa nonché l’extraterritorialità dei palazzi del Vaticano, del Luterano e di Castel Gandolfo. luglio: Roma è proclamata capitale del Regno d’Italia.

1872

1719.3: si tiene in Romagna il primo congresso regionale anarchico.

1873

10.7: secondo governo Minghetti (10.7.187318.3.1876), ultimo governo della Destra.

1874

luglioagosto: si estendono in tutte le regioni italiane i « moti [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 351

Brano: [...]vanzata del marxismo (v.), mise in crisi i movimenti liberali e democratici dei paesi capitalistici più sviluppati. Di fronte ai moti popolari rivoluzionari del 184849 le classi imprenditoriali e abbienti allarmate operarono una svolta portandosi su posizioni controrivoluzionarie: a Parigi, soffocata nel sangue l’insurrezione di giugno, fu aperta la strada al successivo colpo di stato del 2.12.1851 e alla restaurazione del potere autocratico con Napoleone III. Più o meno contemporaneamente in Gran Bretagna (v.)f con il sostegno dei liberali liberoscambisti manchesteriani, veniva stroncato il movimento cartista.

Anche in Germania (v.), abbandonate le velleità ribellistiche, i liberali si orientarono verso un tipo di unificazione nazionale conseguita attraverso compromessi e concessioni alla monarchia e alla nobiltà terriera. Dopo la rivoluzione essi appoggiarono la politica aggressiva di Bismarck e strinsero una alleanza con gli Junker, feudatari militaristi delle regioni orientali. Perfino negli Stati Uniti, dopo la guerra civile del 186165, la[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Napoleone III, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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